domenica 13 marzo 2016

Ciao Lorenz

Non so bene come iniziare a scrivere oggi. Giornata nera. Una domenica che inizia pigra. Una notizia. E la tristezza che ci invade. Non le voglio io le domeniche così. Non le voglio proprio. Al punto che stento ancora a crederci. E invece è vero. Come mi dice Adri, lui non c'è più, la sua vita è finita. La nostra deve continuare. Altre vite arrivano. 

Lorenz. Un grande cuore e un sorriso. E questa la prima cosa che mi viene in mente se ti penso. Un sorriso. Tu sorridevi sempre. Chi sa cosa ti portavi poi dentro, cosa c'era dietro a quel sorriso. Ma tu sorridevi.



Di tutti i "butei" non sono certo io quella che ti ha conosciuto meglio. Ma tu lasci il segno. Ricordo la prima volta che ti ho visto. Una cena organizzata da Adri per i single. Ricordo che alla fine siamo rimasti io e te a tavola, da soli. Ricordo la cattiveria delle colleghe il giorno dopo. E mi ricordo come se fossi oggi che non ho sopportato l'insulto di una di loro e me la sono pressa tantissimo. Penso che un po, in quel momento, Adriano ha capito chi ero, come ero dentro... mentre ti difendevo senza conoscerti. 

Ricordo poi le nozze. Questa foto. Adri che ti abbraccia forte (ubriaco perso) a fine serata. E le battute. Si sa, eravate compagni di stanza nei vostri viaggi. Ti ho rubato il compagno. 

Ricordo Zeltweg, il mio primo (e unico) airshow. Io con tutti voi. Come mi avete spiegato tutto. Mi avete supportata e "coccolata". 






Ricordo poi quando sei venuto a conoscere Lucia. Non eri a tuo agio, non era "il tuo posto". Ma sei venuto lo stesso. Perché tu eri buono. E giusto. E sincero. Silenzioso. Eri così. Mi ritengo fortunata per averti conosciuto. 

Buon viaggio Lorenz! Chi sa che foto ci scatterai ora! 


La morte non è niente.
Sono solamente passato dall'altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto.
Io sono sempre io e tu sei sempre tu. 
Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora.
Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare;
parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato.
Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste.
Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, 
di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme.
Prega, sorridi, pensami!
Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: 
pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza.
La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto:
è la stessa di prima, c'è una continuità che non si spezza.
Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista?
Non sono lontano, sono dall'altra parte, proprio dietro l’angolo.
Rassicurati, va tutto bene.
Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata.
Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.

Henry Scott Holland (1864- 1918)